Il 2020 è stato un anno difficile per tutti, ma ha colpito in modo particolare i centri commerciali: un settore che, come sottolineano i responsabili dell'Osservatorio del
Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (
Cncc), ha scontato per 10 mesi, a partire da marzo, chiusure parziali o totali, senza contare i divieti di apertura nei weekend in alcune regioni. Divieti che permangono anche ora, che la maggior parte della Penisola è in zona gialla.
L'Osservatorio ha preso in esame 233 strutture associate, per un totale di 8.534 negozi (che sono rimasti aperti per almeno dieci mesi), stilando un bilancio pesante: il 2020 si è chiuso con un -30% di vendite, un calo particolarmente sentito in alcuni settori come la ristorazione (-45,8%) e abbigliamento e calzature (-34,5% circa).
A novembre lo stop nei fine settimana si è tradotto in una contrazione del fatturato del 49%, con una punta del -63,9% per quanto riguarda abiti e scarpe. Gli ingressi si sono ridotti del 52,7%, anche perché oltre ai punti vendita chiusi si sono fermati anche i luoghi dell'entertainment.
Il comparto chiede a gran voce misure di sostegno da parte delle istituzioni, «con particolare riferimento alle attività a conduzione familiare, il cui equilibrio economico è particolarmente a rischio».
In mancanza di questi ammortizzatori, si profila un quadro drammatico: secondo l'Osservatorio la forza lavoro, diretta e indiretta, potrebbe accusare una flessione del 20%, equivalente ad almeno 100mila persone.
a.b.