Resale, repair, rental, refill. Queste le nuove parole d’ordine di
Selfridges, che ha deciso di alzare l’asticella green e si è data tempo otto anni per raggiungere il suo ambizioso traguardo: fare in modo che entro il 2030 il 45% delle sue transazioni sia frutto di prodotti realizzati con materiali riciclati oppure provenienti da servizi come noleggio, rivendita e riutilizzo.
Un obiettivo importante per il retailer, incentivato dalla recenti performance messe a segno grazie a modelli di business circolare, capaci di mettere d’accordo tensione alla profittabilità e tutela dell’ambiente: l’anno scorso la vendita di articoli second hand è aumentata del 240%, con oltre 17mila pezzi, le riparazioni sono state oltre 28mila, di cui più di un terzo rappresentate da scarpe da ginnastica, e sono stati noleggiati più di 2mila articoli.
I prodotti e i servizi circolari costituiscono la spina dorsale dell'iniziativa
Resellfridges, che fa parte del piano
Project Earth, presentato nell'agosto 2020 con la mission di «cambiare il modo di fare acquisti».
«Ciò di cui abbiamo davvero bisogno è una trasformazione radicale - ha dichiarato
Andrew Keith, managing director di Selfridges -. Il modello di business fondamentale deve cambiare».
Il manager ha inoltre riferito che i nuovi proprietari di Selfridges (il conglomerato tailandese
Central Group e la realtà immobiliare austriaca
Signa Holding, che questo mese hanno finalizzato l'acquisizione del gruppo dalla famiglia
Weston per una cifra stimata di 4 miliardi di sterline) sono «molto entusiasti» del piano green e che l'acquisizione rappresenta un'opportunità per accelerare alcuni degli obiettivi della società con il loro «sostegno e incoraggiamento».
Il nuovo piano circolare di Selfridges - che recentemente ha promosso
Stefano Della Valle a ceo dei grandi magazzini inglesi, al posto di
Anna Pitcher - si inserisce in un contesto più ampio di impegno etico e sostenibile, che punta nel breve termine a garantire che la metà dei dirigenti sia di sesso femminile e che il 16% del team di senior leadership sia composto da minoranze etniche, con l'intenzione dichiarata di colmare anche il gender gap retributivo entro il 2025.
a.t.