Non c’è pace per le high street londinesi. Dopo Arcadia e Debenhams, anche Bonmarché, catena presente in Uk con 225 store, finisce in amministrazione controllata.
Per l’insegna britannica - rilevata, e salvata, l'anno scorso dal magnate Philip Day attraverso la sua società di investimento Spectre – si tratta della seconda volta nel giro di un anno: un annus horribilis, durante il quale il retailer ha pagato lo scotto della Brexit e del lockdown, quando i consumatori si sono diretti su piattaforme online come Asos e Boohoo per i loro acquisti.
Per Bonmarché, che si rivolge principalmente a un pubblico over 50 e impiega circa 1.600 lavoratori, gli effetti sono stati catastrofici, con l'impossibilità di iniziare qualsiasi percorso di rilancio.
Gli amministratori si mantengono però ottimisti, convinti che la catena troverà presto nuovi fondi per riemergere: «Bonmarché resta un marchio attraente, con una base di clienti fedele – ha dichiarato Damian Webb -. È nostra intenzione lavorare a stretto contatto con il management per esplorare le opzioni di business. Prevediamo che ci sarà un certo numero di acquirenti interessati».
Certo è che però questa volta il cavaliere bianco non sarà Philip Day, per il quale il fallimento di Bonmarché è un altro duro colpo, dopo che il mese scorso altri brand del suo impero - Peacocks, Jaeger, Austin Reed e Jacques Vert, facenti capo al gruppo Edinburgh Woollen Mill-Ewm- sono finiti in bancarotta.
Il collasso della società con sede nel Yorkshire arriva all’indomani della dichiarazione di fallimento di Arcadia di Philip Green e di Debenhams, con la conseguenza di 25mila posti di lavoro a rischio.
Le restrizioni derivanti dalla pandemia, lo spostamento degli acquisti sul canale online e l’homeworking, che ha cambiato le abitudini e il look di chi lavora, stanno colpendo anche player come Marks & Spencer e Selfridges, che nei mesi scorsi hanno annunciato consistenti tagli al personale.
Sulla profonda recessione dell’economia britannica - il Pil 2020 dovrebbe registrare una flessione dell’11,3%, la peggiore performance in 300 anni (fonte Obr-Office for Budget Responsibility) - pesa la Brexit. In caso di mancato accordo con l’Europa Unita entro il 31 dicembre, in molti vedono ardua una ripresa.
a.t.