In crisi anche le catene: H&M chiude due negozi

La Milano del dopo 18 maggio, tra negozi chiusi e trattative in sospeso

In crisi prima della diffusione della pandemia, molti negozi a Milano avevano già alzato bandiera bianca. E per il dopo 18 maggio si profila uno scenario difficile, tra altre insegne che decideranno di dire addio all'attività e trattative bloccate. A soffrire in particolare i più piccoli: a rischio chiusura il 25% circa delle 15mila piccole aziende della provincia, per un totale di 3.700 imprese. Ma anche le catene soffrono.

Come racconta a fashionmagazine.it Gabriel Meghnagi, presidente delle vie associative di Confcommercio Milano: «I punti vendita che non riapriranno il 18 maggio avevano deciso di chiudere i battenti già prima del lockdown e molti sono in attesa che scadano i tempi della disdetta, per cui cesseranno l'attività nei prossimi mesi».

L'elenco è lungo: in corso Buenos Aires si parla di H&M, che lascia il punto vendita storico al civico 56, di Conbipel, che ha portato i libri in tribunale, di Spizzico, che aveva cessato l'attività già prima dell'11 marzo, di Moleskine, che chiuderà a fine luglio.

L'elenco prosegue con SkermoRebeccaDesigualMarina Militare e con Pittarello, che lascia lo spazio adiacente ai grandi magazzini Upim, per concentrarsi su quello più grande, all'angolo con via Pergolesi. A propisito di Upim, il negozio al civico 35 resta temporanemente in stand-by in attesa dei tempi di ristrutturazione del palazzo che lo ospita.

Lo scenario si accentua in corso Buenos Aires, con le sue 270 insegne, ma non risparmia altre zone della città, a parte corso Vittorio Emanuele, dove al momento non sono previste chiusure di rilievo, anche se con i canoni di affitto altissimi «arriveranno nei prossimi mesi», prevede Meghnagi.

In via Torino H&M (che in totale abbasserà definitivamente le saracinesche di sette store in Italia), chiude un altro dei suoi punti vendita, mentre si registrano altre tre defezioni circa, compresa quella di Marlboro Classics, che lascia i locali al civico 21 occupati da 40 anni per cedere il testimone a Salmoiraghi & Viganò.

A complicare lo scenario ci sono anche le trattative con nuovi inquilini, interrotte dal diffondersi del Covid-19: «Molte realtà sono straniere e sono bloccate nei loro Paesi, altri vogliono ripensarci e prendere tempo - chiarisce Meghnagi -. Parlo di spazi come quelli che ospitavano la boutique Gemelli, in corso Vercelli, che ha chiuso prima dell'emergenza sanitaria e che all'epoca aveva già preso contatti importanti, o di Spizzico in corso Buenos Aires, per fare qualche esempio. Locali che un tempo si sarebbero riaffittati in poco tempo e che ora sono in attesa».

Non va certo meglio per i commercianti delle vie limitrofe alle grandi arterie dello shopping, sottolinea Meghnagi: «La percentuale tra i più piccoli potrebbe salire al 30% se non arriveranno gli aiuti a fondo perduto dal governo.

«Purtroppo la Milano del dopo 18 maggio sarà una città meno vivace e meno scintillante e ci vorranno due anni prima di tornare ai livelli pre-coronavirus», prevede Meghnagi.

«A complicare le cose, nell'imminente - aggiunge - ci saranno anche i saldi posticipati all'1 agosto. Una decisione presa da associazioni di categoria che non hanno negozi e non conoscono le logiche del commercio. Io, invece, ero favorevole ad anticipare alla prima settimana di giugno. Perché chi mai comprerebbe un paio di bermuda l'1 agosto, se Foxtown inizia i saldi il 13 giugno?».

c.me.
stats