Non sarebbe Amazon, come si vociferava qualche settimana fa, ma Sycamore Partners (lo stesso che avrebbe dovuto accaparrarsi Victoria's Secret, deal sfumato a inizio maggio) un possibile acquirente di J.C. Penney, l'insegna americana di department store in piena ristrutturazione sotto l'ombrello del Chapter 11. Potrebbe però anche limitarsi a investire nell'azienda.
Il condizionale è d'obbligo visto che le indiscrezioni, diffuse da Reuters, non sono state confermate, né smentite e che ancora ci sono margini perché J.C. Penney mantenga lo status quo. Il deal dovrebbe comunque essere approvato dal giudice fallimentare.
Certo è che tra i primi passi per la riorganizzazione della catena, messa in ginocchio dall'epidemia di coronavirus e dalla crisi generalizzata del settore negli States, è prevista la chiusura di 158 negozi in 38 Stati.
Altri punti vendita abbasseranno successivamente la saracinesca, in modo tale che la società si concentri su quelli profittevoli e sull'e-commerce.
«Sono decisioni difficili - ha ammesso nei giorni scorsi la ceo Jill Soltau - ma vitali per poter riemergere dal Chapter 11 e dal Covid-19. Puntiamo a diventare più forti e al tempo stesso più flessibili dal punto di vista finanziario, considerando anche il fatto che restiamo uno dei retailer di abbigliamento e articoli per la casa più grandi della nazione. Non dimentichiamo, infine, che il 4 giugno abbiamo riaperto quasi 500 store».
Ma c'è un'altra data segnata in rosso nell'agenda della ceo della realtà da 85mila dipendenti ed è il 15 luglio, quando dovrebbe essere approvato il piano per la riorganizzazione, chiedendo fondi aggiuntivi ai creditori.
Approvazione che non è scontato che ci sia. A quel punto la vendita sarebbe davvero l'unica strada percorribile.