presidente di cbi-the best shops

Giacomo Santucci scrive a Conte: «L'andamento stop and go logora, occorrono provvedimenti urgenti»

Giacomo Santucci, presidente di Cbi-Camera Nazionale dei Buyer Italiani, lancia un appello a Giuseppe Conte in una lettera, a nome di un'associazione che 
rappresenta le 100 eccellenze delle insegne italiane più prestigiose del multibrand lusso moda: 500 punti vendita in 200 centri storici delle città più belle del Paese, con 5mila vetrine che, come spiega Santucci, «costituiscono uno dei principali focus point di attrattività per il turismo nazionale e internazionale». 

«Gli store di Camera Buyer Italia - prosegue - nascono infatti da famiglie storiche del territorio, che impiegano migliaia di dipendenti e distribuiscono più di 2mila marchi di lusso e moda, per un fatturato aggregato che supera i 2 miliardi di euro».

«Mai più che in questo momento - sottolinea il numero uno di Cbi - un approccio sistemico di filiera diventa importante, in cui tutti gli attori in gioco, lo Stato e il Suo Governo, gli Imprenditori e le Banche, devono fare appello a una coscienza e responsabilità sociale. Preservare l’impresa, i propri investimenti e la forza lavoro diventa un mantra per il loro sviluppo economico».

Non occorre tanto andare veloci, «dove basterebbe il singolo», quanto andare oltre: «Essere insieme diviene la chiave di volta del modus operandi. Le nostre imprese non sono in grado, da sole, di reggere ancora per molto a continui stop and go (lockdown-apertura-semilockdown-apertura-lockdown) e necessitano di dialogare con le istituzioni». 

Santucci fa notare che i retailer non si sono risparmiati: «Abbiamo chiuso le nostre attività, utilizzato lo smart working, preservato per quanto possibile posti di lavoro, adottato tutti i protocolli di sicurezza, incamerato le perdite legate alla chiusura per il lockdown, richiesto finanziamenti alle banche e contemporaneamente ripensato i business model delle nostre imprese». 

Ma fondamentale è un supporto istituzionale che, «specie nei confronti del sistema bancario, diventa sempre più importante e urgente; non che lo Stato sia assente, ma dovrebbe dare più evidenti segnali di una presenza autorevole e autoritaria (soprattutto quando i nostri codici ateco non compaiono nei provvedimenti emanati)».

«Non voglio dire con quanto sopra - continua il presidente di Cbi - che il Governo non consideri con la dovuta attenzione gli operatori della moda e tutti i retailer multibrand che rappresentano una componente significativa del nostro Pil; un esempio, la concessione a tutte le imprese del tessile di un credito d’imposta sul surplus di giacenze a fine anno, mettendo un tetto massimo di 45 milioni di euro al suo utilizzo, ma sottovalutando forse l’entità del surplus di giacenze che ammonta a cifre tali da generare, per tutto il tessile, un credito d’imposta decisamente superiore al tetto massimo inserito. L’impegno per contrastare il virus è mandatorio, senza lasciarsi indietro però le nostre imprese e con esse distruggere centinaia di migliaia di posti di lavoro».

Tutte le azioni da mettere in campo e i relativi investimenti non possono, secondo Santucci, essere solo presi a prestito, «ma devono essere generati ed è il nostro sistema di imprese che li deve generare». «Piuttosto che accennare a un primato della salute sull’economia - esorta - dovremmo pensare all’equilibrio di questi aspetti e alla rilevanza del capitale sociale e a come portare avanti entrambi sullo stesso piano. La mia nota, lungi dal polemizzare, è solo per trasferirle un punto di vista».

Ecco le proposte di Cbi al presidente del Consiglio: innanzitutto, eliminare il tetto massimo di spesa di 45 milioni di euro con riferimento al credito d’imposta concesso al settore tessile sul surplus di giacenze del 2020, rispetto alla media dei tre periodi d'imposta precedenti; inoltre, posticipare i versamenti contributivi, per un lasso temporale più esteso rispetto a quello attualmente previsto, «allo scopo di non pesare eccessivamente sulla liquidità delle nostre imprese».

«Auspicheremmo - puntualizza Giacomo Santucci - di poter utilizzare in primis i finanziamenti bancari per investire nella ripresa e solo successivamente per versare i contributi dovutil, oltre che avere ulteriori e maggiori sgravi fiscali, specificatamente dedicati alle imprese del nostro settore, che investono nello sviluppo dello smart working, dell’e-commerce e degli asset a supporto: computer, impianti e infrastrutture logistiche, software, eccetera». 

Servono «ulteriori sgravi fiscali e contributi a fondo perduto, anche per sostenere gli investimenti di cui al punto precedente, calcolati su dati aggiornati in termini di calo di fatturato; un'estensione e potenziamento del credito d’imposta relativo alle locazioni di beni strumentali (negozi, logistiche e uffici); l'applicazione degli sgravi e degli incentivi di cui sopra a tutti gli operatori del settore che hanno subito un calo di fatturato del 15% rispetto all'anno precedente, a prescindere dalla localizzazione territoriale di esercizio dell'attività e dalla modalità di vendita (anche tramite canali online)».

«I nostri imprenditori - continua la lettera - sono consapevoli che questa è una fase di reinvenzione, investimenti, creatività e sacrifici, ma si aspettano una comprensione e un dialogo maggiore sui loro problemi, che vada al di là delle sole chiusure. Gli associati e gli imprenditori di Cbi cercano inoltre questo dialogo per evitare che la richiesta di salvataggio e supporto arrivi dai propri dipendenti, in un’ottica di responsabilità sociale».

La conclusione è che «dobbiamo insieme ricreare logiche olistiche, dove il profitto sia ridistribuito e il mantenimento dei posti di lavoro, se non addirittura il loro incremento, sia un obiettivo comune».
a.b.
stats