documento unitario delle due camere moda

Cfda e Bfc agli stilisti: «Concentratevi sulle main collection, non è più tempo di Pre»

Le Camere della Moda di Stati Uniti e Gran Bretagna uniscono le forze per lanciare un messaggio condiviso al settore moda.

In una lunga lettera il Cfda e il British Fashion Council stilano un documento in più punti, ma con un unico filo conduttore: le regole che valevano prima del Covid ora sono saltate.

«Il fashion system deve cambiare - esordisce il documento - e questo deve succedere a ogni livello. Il coronavirus obbliga tutti i noi a ripensarci».

L'esortazione di Tom Ford, numero uno del Cfda, e di Caroline Rush, ceo del Bfc, è quella di rallentare, in linea con le prese di posizione di Giorgio Armani, Dries Van Noten, Riccardo Bellini (ceo di Chloé) e di un gruppo trasversale di addetti ai lavori, che sono scesi in campo sempre più numerosi, alzando la voce e firmando petizioni.

«Per lungo tempo - prosegue la nota - sono circolati troppi prodotti, con consegne a ritmo sostenuto. Ma esiste uno scollamento tra il periodo in cui la merce arriva nei negozi e le reali esigenze del consumatore. È necessario che le tempistiche siano più in sintonia con la stagione di riferimento».

Di conseguenza, la "forte raccomandazione" ai designer è di concentrarsi su due main collection l'anno. «Un passo più lento - sottolinea il comunicato - permette tra l'altro agli stilisti e ai loro team di stressarsi di meno, il che si traduce in un maggiore "benessere" anche per il resto della filiera».

Consapevoli che la cancellazione delle pre-collezioni potrebbe generare un calo di tensione nei ritmi del mercato, Ford e Rush suggeriscono di colmare il gap con una creatività destinata a non esaurirsi nel giro di poche settimane o mesi: la priorità è offrire al pubblico bei vestiti, in grado di veicolare al meglio il messaggio dei singoli brand, senza eccessivi clamori mediatici. In quest'ottica, il nuovo diktat è tornare a presentazioni più concrete e meno eclatanti, in primis quelle in showroom.

Quando l'emergenza sarà finita e gli eventi fisici prevedibilmente riprenderanno quota, la raccomandazione è che «si seguano i calendari regolari, scegliendo una delle capitali della moda, così da evitare che buyer e giornalisti si affannino tra una città e l'altra. Una nuova abitudine che avrà anche risvolti positivi sull'ambiente, con la riduzione delle emissioni di carbonio prodotte dagli spostamenti».

Un'osservazione che porta dritti a un'altra priorità, quella della sostenibilità: il consumatore, già sensibile sul tema, deve trovare sugli scaffali proposte valide, con contenuti che lo gratifichino dal punto di vista della qualità. In pratica, come ha già affermato Armani, basta con le logiche del fast fashion applicate al lusso.

Il documento si conclude con un accenno all'omnicanalità. I fashion council statunitense e britannico si impegnano a studiare per la Spring-Summer format in cui la componente virtuale sia più che mai complementare, se non alternativa, a quella fisica.

«La moda è un business che ha a che fare con la creatività e le nuove idee - sono le battute finali - e va detto che i tempi difficili sono anche quelli in cui l'innovazione è più forte. Lavoreremo per reinventarci un futuro di successo, insieme ai nostri membri e partner» (nella foto, il fashion show newyorkese di Tory Burch, dedicato all'autunno-inverno 2020/2021).

a.b.
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