Tutto il retail non food nel complesso chiude gennaio a +5,3% rispetto al gennaio 2020 e segna un -0,2% rispetto a due anni prima.
L’analisi per canali di vendita evidenzia che il travel retail è quello più in sofferenza con -36,6% nel mese (rispetto al gennaio 2020), mentre lo shopping di prossimità (aree periferiche delle metropoli e cittadine di provincia) si conferma la destinazione preferita dai consumatori (-12,9% in gennaio). Pesanti segni meno per i centri commerciali (-33%), gli outlet (-26,7%) e le high street (-30,9%).
Per quanto riguarda le aree geografiche, confrontando gennaio 2022 con lo stesso mese del 2020, l’andamento “migliore” si registra al Centro (-23%), seguito dal Sud (-23,6%) e dal Nord-Ovest (-25,2%). Il Nord-Est è l’area peggiore (-28,3%).
«Gennaio segna una battuta di arresto rispetto al pre-pandemia – commenta Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese –. Il mese chiude nel complesso a -25,1%, mostrando la debolezza della ripresa, circoscritta all’ultimo trimestre 2021. Nel mese è avvenuto un cambio di passo a causa dei fattori congiunturali che impattano sulle decisioni di acquisto delle famiglie e sui conti delle imprese. A incidere maggiormente sull’andamento dei consumi è il settore abbigliamento/accessori, che ha imboccato un trend preoccupante. I saldi, partiti male, non hanno fatto recuperare il terreno perso. Recrudescenza della pandemia, inflazione e caro energia impattano negativamente sulla stabilità dell’economia e gelano la propensione all’acquisto dei consumatori. Una nota positiva arriva dal retail non food, che sembra avere raggiunto i livelli pre-Covid sia su 12 mesi rolling con -0,2% sia nel mese di gennaio con +5,3%, mostrando quindi anche una certa solidità della ripresa».
«Il mese di gennaio ha subito la forte ascesa dei contagi, che ha influito particolarmente sulle occasioni di consumo e spesa degli Italiani - dichiara Stefano Vittucci, Consumer Products and Retail Sector leader di EY in Italia -. Gli ultimi 24 mesi di pandemia hanno trasformato in maniera strutturale le abitudini di consumo degli italiani, che hanno ridotto la spesa per abbigliamento e ristorazione a favore di altri beni come quelli per la casa. È infatti significativo che la spesa per quest’ultima categoria sia rimasta stabile negli ultimi due anni».