Previsti 3mila nuovi negozi nell’anno

Confimprese redige con Asvis il Manifesto per la sostenibilità nel retail

In occasione della seconda edizione dell’evento Retail & Sostenibilità, organizzato oggi da Confimprese a Fiera Milano Rho, è stato presentato il Manifesto Confimprese per la sostenibilità nel retail, realizzato in collaborazione con Allenza Italiana per lo sviluppo sostenibile-Asvis (promotore del Festival della Sostenibilità, di cui Confimprese ha la tutorship).

Con l’obiettivo di sostenere i 450 marchi commerciali associati (90mila punti vendita, in totale, che danno lavoro a 800mila addetti) nello sviluppo di nuovi modelli di business, ecco la sintesi dei 10 punti del documento:

Crediamo nelle persone che lavorano con noi come ambassador del nostro impegno
Creiamo ambienti di lavoro sicuri, salubri e inclusivi
Lavoriamo con i nostri partner per avere catene di fornitura sostenibili
Investiamo nello sviluppo di una logistica più efficiente
Cerchiamo soluzioni per minimizzare il packaging
Adottiamo misure per ridurre l’impatto ambientale nei punti vendita
Offriamo beni e servizi in linea con i mega trend
Ascoltiamo e tuteliamo i clienti
Collaboriamo con la comunità locale in cui operiamo
Creiamo valore attraverso la collaborazione con il terzo settore

«Il primo luogo deputato al reperimento di informazioni sulla sostenibilità - commenta Mario Resca, presidente di Confimprese - è il negozio, sia leggendo la confezione di un prodotto, sia chiedendo informazioni al personale di vendita. Sono numerosi i consumatori che consultano anche fonti web e sono attenti alle campagne di comunicazione dei marchi. La sostenibilità, dunque, è un percorso non più rinviabile per la crescita del retail».

Investire in sostenibilità «significa puntare sulla propria competitività, non solo per garantirsi l’accesso al credito a condizioni migliori, ma anche per rispondere ai desiderata dei propri stakeholder, cioè clienti, collaboratori e territorio. L’obiettivo è mantenere alta l’attenzione sui temi della green economy offuscati dall’inflazione che impatta sui consumi, dai rincari energetici e dalle tensioni internazionali».

L’associazione è attiva anche con una serie di iniziative congiunte, tra cui l’adesione al Protocollo dello sviluppo sostenibile di Regione Lombardia, la collaborazione con il Festival dello Sviluppo Sostenibile di Asvis, che si terrà dall’8 al 24 maggio e di cui Confimprese come si diceva sarà tutor, e l’accordo con Sistema Moda Italia, attraverso il quale gli associati Confimprese avranno la possibilità di iscriversi al Consorzio Retex Green, rete di imprese per la gestione dei rifiuti del comparto tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria.

Da un’indagine Mbs-Cerved sulla sostenibilità delle aziende e il comportamento dei consumatori - condotta tra il 28 febbraio e il 3 marzo scorsi, coinvolgendo 537 famiglie - emerge che gli italiani hanno acquisito una spiccata sensibilità verso i temi ambientali sia in relazione alla riduzione degli sprechi attraverso consumi consapevoli, prioritaria per il 32% del totale, sia nella limitazione delle fonti di inquinamento, fondamentale (per il 30%). Con riferimento al raggiungimento degli obiettivi di prosperità e benessere del pianeta indicati dall’Onu nell’Agenda 2030, gli intervistati vedono le aziende come attori importanti, affiancati da cittadini e governo (58,6%) o responsabili di tematiche specifiche.

I consumatori sono divisi tra il 33,9% di chi associa la sostenibilità di un’azienda a una questione ambientale e il 34,1% di chi pensa ad aspetti sociali. Solo uno su cinque ha una visione integrata che considera l’ambientale e il sociale. Secondo gli intervistati c’è disallineamento tra il ruolo attivo che le aziende dovrebbero avere e quello che realmente stanno facendo in termini di sostenibilità. È, infatti, diffusa la percezione che le imprese siano poco attive nei loro comportamenti e che la loro comunicazione in merito sia poco chiara e trasparente. Per i consumatori il settore più sostenibile è quello agricolo, mentre il 58,7% ritiene le aziende della moda poco o per nulla impegnate sul tema.

Quasi la totalità ha acquistato almeno una volta prodotti con indicazione chiara in merito alla sostenibilità, ma poco più della metà dichiara una certa frequenza negli acquisti. In genere il costo percepito per questi prodotti o servizi è più elevato rispetto all’alternativa meno sostenibile.

La sostenibilità di un brand non è determinante nella decisione di acquisto: il 65,9% degli intervistati pondera molteplici fattori o non considera affatto questo aspetto (14,7%). Inoltre, di fronte a un danno reputazionale relativo al profilo sostenibile, solo il 20% afferma che valuterebbe un prodotto concorrente. I cluster più sensibili al tema della sostenibilità sono i giovani e le famiglie con figli piccoli. Il 60% degli over ha molto a cuore la riduzione degli sprechi e la tutela dell’ambiente.

L’annuncio del Manifesto per la sostenibilità nel retail arriva a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione di stime positive per le imprese del commercio. Stando ai dati del Centro studi Confimprese, in collaborazione con Global Strategy, nel 2023 dovremmo assistere a una crescita del numero dei punti vendita di quasi 3mila unità rispetto al 2022 (a fronte di 650 chiusure), con percentuali simili di aperture dirette e in franchising. Sul fronte occupazionale si tratta di circa circa 20mila nuovi dipendenti assunti.

Per il commercio di abbigliamento e accessori è stimato un +5% rispetto al 2022. Tra le insegne in espansione Confimprese cita il gruppo Teddy, noto per i negozi Terranova, Calliope (nella foto) e Rinascimento, che intende aprire il maggior numero di punti vendita: 41, per un totale di 89 neoassunti. A seguire Yamamay, con 30 negozi e 95 addetti, Bata-Compar (30 negozi e 95 persone assunte), Morellato (18 punti vendita e 100 addetti) e Stroili Oro (10 aperture e 40 neoassunti).

In generale, tra i canali che emergono come priorità nei progetti di sviluppo dei retailer sondati, ci sono i centri commerciali e i negozi di prossimità. Per sei imprese su dieci interpellate il clima di incertezza internazionale pesa sulle aperture di nuovi store. Una delle maggiori criticità, denunciata da tutte le aziende, è la mancanza di personale.
e.f.
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