Nel 2022 il commercio unificato, che comporta l’unione della gestione dei pagamenti online e offline in un unico sistema, ha spinto la crescita del settore retail di otto punti percentuali. Se questo modello fosse adottato più diffusamente dai retailer, porterebbe al comparto un volume di affari pari a 52,4 miliardi di euro. A livello globale, inoltre, lo sviluppo di un approccio multicanale potrebbe generare ricavi pari a 1,5 trilioni di dollari.
Sono queste alcune conclusioni del Retail Report 2023 che Adyen (piattaforma tecnologica finanziaria scelta anche da molte aziende del fashion) ha stilato insieme al Centre for Economic and Business Research, basandosi su due diversi sondaggi che hanno coinvolto 36mila consumatori e 12mila commercianti, rispettivamente di 26 e 24 Paesi, analizzando il cambiamento delle abitudini d’acquisto alla luce della crescente inflazione e dell’incertezza dilagante.
In Italia, in particolare, l’83% dei consumatori ha detto di dedicare più tempo alla ricerca di offerte e prezzi convenienti e il 37% di aspettare momenti chiave delle vendite ribassate, a partire dal Black Friday. Il 68% vorrebbe poter usufruire maggiormente di sconti sui prodotti. Lato retailer, il 48% ritiene che l’impatto dell’inflazione sia tale, da dover offrire ai clienti sconti per tutto l’arco dell’anno.
In questo scenario, come sostiene Adyen, la personalizzazione dell’esperienza d’acquisto e la fidelizzazione verso un marchio possono fare la differenza. Il 48% degli shopper afferma infatti di privilegiare aziende e brand in grado di registrare le preferenze di navigazione effettuate durante precedenti acquisti online, anche se il 42% dei commercianti sottolinea che è sempre più difficile classificare i clienti in base ai comportamenti.
Da non sottovalutare, poi, il 60% dei consumatori che resta più fedele a chi offre servizi ibridi, tra cui la possibilità di comprare online e restituire in store, e il 42% che apprezza la possibilità di valutare un acquisto in negozio per concluderlo sul web o viceversa.
Si va alla ricerca di transazioni più veloci e anche qui entra in campo la tecnologia, con casse self service, Qr code o l’uso di applicazioni durante il check-out. Il 25% del panel visiterebbe più spesso un punto vendita capace di offrire servizi di acquisto integrati con soluzioni tech.
Ma in questo i marchi italiani, secondo Adyen, hanno ancora tanta strada da fare: solo il 20% avrebbe già cominciato a investire in soluzioni a supporto del commercio unificato. Il 33% sta iniziando ora e il 39% è in fase di valutazione. A livello internazionale la musica non cambia: le aziende che applicano lo unified commerce non vanno oltre il 17% del campione.
Alla voce internazionalizzazione, il 66% delle realtà italiane prese in esame da Adyen nel 2022 ha puntato sull'espansione in nuovi mercati (soprattutto in Germania, Francia, Spagna e Uk e, fuori dall’Europa, in Usa, Cina e Canada), di cui il 40% tramite l’e-commerce e il 26% attraverso negozi fisici. Il 25% sta ampliando i propri servizi legati alle metodologie di pagamento internazionali, vedi AliPay e WeChat Pay, e il 34% è attrezzato per i nuovi portafogli digitali.
«La nostra ricerca – ribadisce Roelant Prins (nella foto), chief commercial officer di Adyen – ha evidenziato come l’uso della tecnologia, e in particolare dello unified commerce, possa supportare la crescita delle aziende con un approccio più agile e sofisticato, che le aiuti a comprendere le tendenze dei clienti e le loro mutevoli richieste».
«La piattaforma tecnologica finanziaria di Adyen – conclude – è fondata sul commercio unificato, ovvero fa confluire i dati di tutti i pagamenti di un’azienda all’interno dello stesso sistema. Così si ottiene una efficace visione di insieme dei clienti, permettendo di soddisfare le loro aspettative al momento dell’acquisto».