Secondo rumors IPO in vista NEGLI USA

Per Shein un nuovo round di finanziamenti da 2 miliardi di dollari

Nuovo round di finanziamenti per Shein: secondo indiscrezioni riportate da Reuters, l’e-tailer cinese dovrebbe raccogliere circa 2 miliardi di dollari dal fondo sovrano degli Emirati Mubadala, oltre che da investitori esistenti come la società di private equity General Atlantic e il gruppo di venture capital Sequoia Capital China. Alla cordata si sarebbe aggiunto Tiger Global Management.

In questa raccolta la valutazione di Shein si sarebbe ridotta di un terzo rispetto a un anno fa, attestandosi a 64 miliardi di dollari. Gli investitori che hanno preso parte alla raccolta fondi del 2022 dovrebbero adeguare il valore delle quote acquisite in precedenza a questa valutazione.

Sempre in base a fonti vicine all’azienda, che però nega questa ipotesi, la società fondata nel 2008 a Nanchino dall’imprenditore cinese Chris Xu avrebbe avviato colloqui con banche d’investimento in vista di un’Ipo negli Stati Uniti, che potrebbe andare in porto nella seconda metà di quest’anno: in caso di successo, si tratterebbe di una delle più grandi a livello mondiale, oltre a rappresentare un test per capire quanto gli investitori statunitensi siano interessati alle realtà cinesi.  

Shein aveva già cercato di quotarsi nel 2020, ma il progetto era sfumato soprattutto a causa delle crescenti tensioni tra Usa e Cina. Reuters sottolinea come nel Paese di Xi Jinping siano state introdotte nuove regole sulla quotazione delle aziende all’estero, con un giro di vite normativo. Nel 2022 sono stati raccolti solo 230 milioni di dollari in operazioni di questo tipo da parte delle realtà cinesi, quando nel 2021 si parlava di quasi 13 miliardi di dollari (fonte Refinitiv).

Ma la holding de facto di Shein si trova a Singapore, dove risiede Chris Xu: questo potrebbe essere utile per evitare di chiedere il nulla osta alle autorità cinesi. L’e-tailer si sta espandendo in Europa, anche grazie a un nuovo team in Irlanda e alla prospettiva di avviare una struttura in Polonia. Cresce anche il ruolo della Turchia come sede produttiva.

A cura della redazione
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