Nei primi nove mesi del 2019 la produzione di abbigliamento del distretto di Prato, in gran parte cinese, ha incassato un -3,1%.
Secondo Confindustria Toscana Nord, che ieri ha presentato i dati del periodo, il settore ha registrato una flessione del 4,6% nel primo trimestre, a cui sono seguiti un -5% nel secondo e un +0,3% nel terzo.
Sulla base dei dati risultanti al 2018, i produttori di moda della provincia di Prato con almeno un titolare cinese sono l’85,9% del totale e mostrano il segno meno per la prima volta in un ventennio.
Gli esperti del Centro Studi parlano di «difficile lettura» della contrazione del comparto, che aveva archiviato il 2018 con un incremento del 7,4% della produzione fisica.
Le statistiche si prestano anche a un’altra lettura. Da un confronto con i trend trimestrali su scala nazionale, si osserva che il distretto della moda sta tenendo più della media: il -5% del secondo quarter di Prato si confronta con il -18,1% italiano e il +0,3% fra luglio e settembre 2019 batte il -15% nazionale (vedi grafico).
Per quanto riguarda l’industria tessile pratese, fra gennaio e settembre ha registrato un -2,4%. Gli economisti parlano di contrazione distribuita nella filiera sia dei tessuti (-1,9%) che dei filati (-2,2%), con riflessi significativi sulle lavorazioni conto terzi (-6,1%).
Nel tessile pratese il contributo delle aziende cinesi è minoritario: 20,5% del totale nelle stime del 2018 e si tratta per lo più di tintorie e lavanderie, spesso al servizio della filiera dell’abbigliamento.
Soffre pure la meccanica (-2,8%) del territorio, il cui peso maggiore è dato dal meccanotessile: i motivi sarebbero legati al forte rallentamento dell'economia mondiale, che colpisce l'export, e al confronto con il periodo precedente, che ha beneficiato del rinnovamento del parco macchine delle aziende clienti, incentivate dalle misure di Impresa 4.0.
«Il 2019 è un anno complicato - commenta Giulio Grossi, presidente di Confindustria Toscana Nord -. I timori che manifestavamo a dicembre 2018 hanno trovato le prime preoccupanti conferme. I numerosi segni meno che riscontriamo nelle variazioni della produzione dei settori del nostro territorio non sono un'eccezione nel manifatturiero italiano, ma questo certamente non ci consola».