Tra sfilata e performance, per il suo debutto in passerella Jan-Jan Van Essche ha scelto una formula particolare, come particolare è il suo approccio alla moda e allo stile, legato a parole chiave come genderless, fluidità, e “human collective”.
Una filosofia espressa ieri, 11 gennaio, nella cornice del Complesso di Santa Maria Novella, dove il creativo belga ha scelto di presentare la sua collezione, invitato come Designer Project di Pitti Uomo.
Sotto i riflettori un concept di collezione che ha messo insieme riedizioni dell’archivio, ma con abbinamenti e in materiali diversi e con una scelta cromatica che ha scelto la strada del dialogo con gli affreschi della storica farmacia fiorentina.
Proposte che partono dagli elementi classici del guardaroba maschile ma li reinterpretano con un’immagine nuova, più minimalista, risultante di un processo creativo in cui un ruolo fondamentale hanno i diversi patrimoni culturali e la conoscenza che c’è dietro l’artigianato tradizionale, con una scelta attenta dei materiali.
Tra ampie mantelle e cappotti, linee a kimono e giochi di stratificazioni all’insegna della fluidità, spazio anche alle collaborazioni con il brand di calzature Petrosolanum e con quello di cappelli viennese Mühlbauer.
L’evento di ieri è stato il debutto sotto i riflettori per van Essche, che ha fondato il suo marchio nel 2010 e che da alcuni anni presenta le sue collezioni ogni sei mesi a Parigi.
Una scelta che lo ha tenuto lontano dalle luci della ribalta, libero di seguire il suo percorso creativo. Una strada giunta a un momento di svolta, facilitato dall’invito a Pitti Uomo.
«C’era già stato un contatto in passato, quando gli organizzatori hanno visitato la nostra showroom e ci hanno invitato ad alcuni eventi - racconta Van Essche in un’intervista rilasciata a Fashion (foto sotto) -. Ora ci è sembrato il momento giusto per realizzare il progetto e siamo grati per l'opportunità che ci è stata data».
Per l’evento fiorentino, in particolare, Van Essche si è avvalso del contributo del coreografo Sidi Larbi Cherkaoui, con cui collabora da tempo disegnando i costumi per balletti, opera e danza contemporanea, con l’ultima collaborazione per l’Alceste di Gluck.
«Molto probabilmente - rivela a Fashion - in futuro sceglieremo Parigi, dove presentiamo la nostra collezione durante la settimana della moda uomo da più di dieci anni».
Per Jan-Jan Van Essche, come si diceva, la parola genderless è una delle chiavi di lettura: «Preferisco vedere le persone semplicemente come persone, a prescindere dal genere. Molti dei capi che innescano la mia ispirazione sono genderless. La forma e la costruzione di un kimono, ad esempio: le varianti maschile e femminile sono quasi le stesse per quanto riguarda modello e costruzione. C'è così tanto che abbiamo in comune e i vestiti che realizzo si concentrano maggiormente su questo».
«Anche quando usiamo elementi del classico guardaroba maschile, le proposte sono indirizzate a chiunque ne riceva un’emozione», sottilinea il designer, nato ad Anversa e laureato nel 2003 alla Royal Academy of Fine Arts della città, dove ha il suo studio di design.
L’intervista integrale a Jan-Jan Van Essche è pubblicata nel numero 4 di Fashion in circolazione in questi giorni a Pitti Uomo e Milano Moda Uomo e consultabile online nella sezione Sfogliabili del nostro sito.
c.me.