Il tema della sostenibilità è un problema con urgente necessità di soluzione sia nel design che nella produzione, tale da diventare tema centrale della sfilata Sustainable Visions, organizzata da Micam all’interno dell’area Micam X, zona dedicata alla creatività e che ha visto protagonisti gli studenti delle Scuole e delle Accademie di moda associate alla Piattaforma Sistema Formativo Moda e le loro collezioni.
Un appuntamento in cui sono state coinvolte i designer più promettenti delle scuole di moda italiane: Accademia Costume e Moda, Accademia della Moda, Accademia di Brera, Afol Moda, Arsutoria School, Cercal, Domus Academy, Ferrari Fashion School, Iaad, Istituto di Moda Burgo, Istituto Marangoni, Istituto Secoli, Modartech, Naba-Nuova Accademia di Belle Arti e Next Fashion School.
In pedana 26 outfit creati da altrettanti studenti, nove look ideati da gruppi di designer e dieci proposte creative di calzature sostenibili realizzate dagli istituti specializzati in design calzaturiero (Cercal di Rimini e Arsutoria School di Milano), per un totale di 45 uscite.
«Ringrazio Micam Milano per aver scelto di ospitare i nostri neodiplomati, dando così l’opportunità di creare un momento d’incontro tra i giovani creativi degli istituti italiani di alta formazione nella moda e le aziende moda», ha dichiarato Giulia Pirovano, presidente di Piattaforma Sistema Formativo Moda -. Le scuole facenti parte della nostra piattaforma hanno tutte sviluppato un’attenzione estrema alla sostenibilità all’interno dei loro programmi formativi, attenzione che sta diventando materia di studio trasversale nel percorso accademico».
A Micam è andata in scena, dunque, non solo una vera semplice sfilata, ma anche un’esperienza a 360 gradi dal punto di didattico, motivando così la scelta di una formazione superiore a chi vuole avvicinarsi al settore moda.
Durante i preparativi dello show abbiamo avuto la fortuna di conoscere da vicino gli interessanti progetti creativi di due giovani designer: Gabriela Mangiapia con la capsule Basic Instinct e Micol Rizzi con la capsule Enso.
La prima, in rappresentanza dello Iuad, ha fatto sfilare un capsule collection non solo di accessori. ma anche di abbigliamento dall’istinto primitivo, che fonda le sue radici nel concetto eco attraverso la creazione di capi da fibre vegetali biologiche al 100% come l’ortica, il bambu, la canapa e il lino.
«Il focus del mio progetto deriva dal fascino dell'aspetto morfologico di alcune texture naturali, come funghi, corteccia, anelli di alberi e piante di cactacee - spiega la designer -. Dalla ricerca primaria ho trasformato i materiali ordinari in pezzi di maglia e tessuti 3D tradizionali, complessi e innovativi al tempo stesso».
La seconda, Micol Rizzi, in rappresentanza dell’Istituto Secoli, è partita dal rapporto con la natura espresso con tessuti ecosostenibili che riconducono al concetto di gratificare la vista, lo spirito e la mente. Un ideale Zen, giapponese, basato su due principi: il “ma” che esprime il vuoto e la scrittura ‘Kanji’ utilizzata dai monaci.
Il primo si esprime nel rapporto tra abito e corpo, ricreato attraverso capi ampi, stretti da cordoni o bottoni e volumi mutevoli. La seconda è espressa da stampe all over realizzate con tinture naturali.
Un progetto che sottolinea l’importanza della connessione fra la didattica e il mondo lavoro, affinché i giovani creativi possano esprimersi e lasciare un segno destinato a divenire eterogenee narrazioni di moda per l’immediato futuro (nella foto, uno scatto delle creazioni di Accademia Costume e Moda).