In questa stagione dove il diktat è sartorialità Sarah Burton, direttrice creativa di Alexander McQueen, torna a Parigi a sfilare con una collezione in cui studia l’anatomia naturale dell’abito che convive con quella del corpo di donne e di uomini.
«Sono partita dall’anatomia della sartoria - ha dichiarato la stilista nel backstage prima dello show -. E infatti siamo quasi tornati agli inizi di McQueen in Savile Row. È stata una progressione, cominciata in modo lineare ma anche strutturato. È come quando inizi con un indumento: devi sapere che c’è un modo per costruirlo, la sua ossatura, prima di poterlo sezionare e sovvertire».
Naomi Campbell, in tuta nera con un bustier, ha aperto una sfilata fatta di abiti neri impeccabili, camicie bianche e cravatte nere, gessati che si trasformano in abiti sartoriali senza spalline.
Il rigore e l’uniforme sono i codici della maison, all’insegna di una precisione controllata della scelta del tessuto e dei dettagli, proprio come se i capi fossero tutti lavorati a mano alla maniera di Savile Row.
La mente corre subito a
Cate Blanchett nel film
Tàr, che racconta la storia di
Lydia Tàr, rinomata direttrice d’orchestra e compositrice nel mondo internazionale della musica classica. La costumista
Bina Daigeler ha vestito il personaggio di Lydia Tàr con costumi esili, di buona fattura sartoriale, per non distrarre lo spettatore nell’ammirare l’interpretazione di Cate Blanchett. Un rimando importante che Sarah Burton ha voluto riportare in questa collezione, dove i vestiti sono uno strumento al servizio del corpo.
Un’unione che si è potuta notare negli spettacolari abiti da sera, come quello orchidea, in tulle nero con perline argentate e ricami di cristalli, e il modello con un ricamo dove ricompaiono le orchidee bianche e argentate su una base di perline nere e tulle, con flap di perline nere.
Echi della cultura di McQueen risuonavano nello spazio circolare del set, dove il suono del carillon della sua collezione
Giovanna D’Arco dell’autunno 1998 veniva suonato al contrario.
«Questo perché tutto sembra sia sottosopra nel mondo, suppongo», ha commentato la fashion designer con un’alzata di spalle, a chi le chiedeva il perché di questa scelta.
Un richiamo al passato per riconnettersi al presente come accade nella collezione, che presenta molta forza e molte opzioni per tutti i sessi, sul filo conduttore della scelta di vestirsi in modo diverso rispetto agli outfit quasi scultorei che ci hanno fatto compagnia negli ultimi anni.
a.c.